Editoriale di Claudio Gori (direttore@irog.it)
In questi tempi, assistiamo a una crescente pressione per rimuovere opere letterarie classiche dai programmi scolastici, tra cui la nostra amata Divina Commedia di Dante Alighieri. Alcuni ritengono che questo capolavoro non sia più adatto ai nostri studenti, etichettandolo come “non conforme” ai moderni standard del politically correct alcune unità genitoriali vorrebbero sostituirla con altra opera o esonerare i figli per motivi anche religiosi, Ma fermiamoci un attimo a riflettere su ciò che davvero significherebbe perdere un tale pilastro della nostra cultura.
La Divina Commedia non è solo un poema epico; è una straordinaria opera d’arte che esplora temi universali come la giustizia, l’amore, la redenzione e l’umana condizione. Attraverso il viaggio di Dante nell’Inferno, nel Purgatorio e nel Paradiso, non solo scopriamo la profondità del pensiero medievale, ma ci immergiamo in un’opera che ha plasmato la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra identità collettiva.
Eliminare la Divina Commedia dai programmi scolastici significherebbe privare le future generazioni della possibilità di comprendere pienamente la nostra storia e le nostre radici. Significherebbe negare ai giovani l’opportunità di confrontarsi con domande esistenziali profonde e di trarre insegnamenti da una delle opere più influenti mai scritte.
La letteratura, in tutte le sue forme, è uno strumento fondamentale per crescere cittadini consapevoli, critici e capaci di pensiero autonomo. Dante ci offre uno specchio per esaminare noi stessi e il nostro mondo, un invito a esplorare i grandi misteri della vita e della moralità.
Dovremmo difendere la Divina Commedia nelle nostre scuole come atto di democrazia e libertà, non un’opera da reprimere per reprimere. Proteggiamo il diritto dei nostri ragazzi a conoscere e apprezzare questo inestimabile tesoro culturale, non a bandirlo a seconda del discutibile umore del singolo di turno. Lasciare qualsiasi opera letteraria alla mercè dell’egoistica ignoranza e al timore di affrontare temi complessi ci renderà complici di una perduta e preziosa opportunità di crescita e di conoscenza. Perché ciò rappresenta l’arte, la letteratura, la democrazia e la libertà sociale senza oppressione altrui.
La Divina Commedia è parte di noi. Difendiamola.